In figura vedete lo schema generico
dell'inviluppo e gli inviluppi reali di alcuni strumenti. Notate che non
tutti i suoni hanno tutte le 4 fasi. Alcuni ne hanno meno. Gli strumenti
a evoluzione libera non hanno né decadimento, né tenuta. Anche se alcuni
vedono come decadimento il rapido calo di ampiezza che segue la
percussione o il pizzicato, si può dire che questi strumenti abbiano
solo 2 fasi: attacco e rilascio (l'esecutore fornisce l'energia
all'inizio e poi non può fare niente).
Al contrario, negli strumenti a esecuzione controllata, l'esecutore può
influenzare notevolmente l'inviluppo. Gli archi, per es., normalmente
non hanno un decadimento perché l'ampiezza del suono cresce rapidamente
con il movimento dell'arco e raggiunge uno stato di tenuta senza scatti
(3 fasi: attacco, tenuta, rilascio), ma l'esecutore può creare un
decadimento suonando
sfz.
Negli ottoni, invece, il decadimento di solito esiste per le ragioni già
esposte, ma l'esecutore può evitarlo eseguendo un attacco dolce. Al
limite, sia negli archi che nei fiati, è possibile creare un inviluppo
formato solo da un attacco molto lungo e da un rilascio come nel caso di
una minima suonata in crescendo
pp
< ff.
Il suono dell'organo può avere una coda dovuta alla riverberazione del
luogo in cui di solito viene piazzato.
Considerate, infine, che le 4 fasi dell'inviluppo sono schematiche: si
tratta di una semplificazione utile per studiare l'evoluzione dinamica
dei suoni. Anche nella fase di tenuta, il suono non è mai perfettamente
fermo (non sarebbe umano) anche a causa di pratiche esecutive come il
vibrato o di particolarità costruttive come le doppie o triple corde del
piano.
In alcune situazioni, infine, si verificano variazioni di ampiezza molto
rapide dette
transienti, soprattutto nel corso
dell'attacco quando il mezzo inzia a vibrare, ma non ha ancora raggiunto
la stabilità.
Osservate, nella figura a destra, i primi 2 decimi di secondo di una
nota bassa di pianoforte studiati "al microscopio" e notate quante
micro-variazioni di ampiezza si possono chiaramente vedere.
Sono dovute al fatto che una corda lunga e spessa come quella di una
nota bassa del piano, percossa dal martelletto in un punto vicino a una
estremità, impiega un certo tempo a entrare in vibrazione nella sua
interezza. Di conseguenza, all'inizio, ha un comportamento irregolare in
cui al suono si mescola anche il rumore del martelletto che viene ad
essere parte integrante dell'attacco del piano.