Per la storia della pedagogìa vocale infantile del nostro paese non si possono non menzionare, tra i vari nomi, Rosa Agazzi (1866-1951) e Antonio Provolo (1801-1842), tra i primi a redigere una sorta di manuale d’uso vocale frutto delle rispettive proprie esperienze. In particolare Provolo, con la sua metodologìa empirica, riuscì a “far cantare i sordi”, come ben spiegato nel bel libro dell’amico Mario Rossi Dal canto alla parola.
In ambito didattico-vocale vi è ancora oggi molta confusione riguardo la distinzione tra registri vocali e tra le varie zone di risonanza attraverso le quali l’energia sonora dovrebbe amplificarsi per modellare il timbro. Nelle voci bianche abbiamo due registri fondamentali (determinati e controllati dal rapporto tra due muscoli, tiroaritenoideo e cricotiroideo):
Nel registro
modale il tipo di emissione corrisponde alla
cosiddetta voce piena, tipica del parlato
(vale anche per le voci mature, che comunque prevedono anche
un registro misto); salendo d’intonazione (simulando
ad esempio il suono di una sirena) si arriva ad un punto in
cui sembra di non essere più in grado di proseguire,
rasentando l’urlo. A questo punto il rapporto funzionale tra
i due muscoli si modifica e così il tempo di contatto tra le
corde vocali, e il timbro viene modificato perdendo qualità
e spessore in quello che viene chiamato registro di falsetto,
il quale per contro ci consente di proseguire negli acuti.
Il punto di passaggio, o break, tra i due registri
rappresenta una delle difficoltà che ad esempio un coro di
voci bianche (e non solo) deve affrontare al fine di
renderlo impercettibile. Non è raro ascoltare cori di voci
bianche con emissione esclusivamente in registro modale, sia
per necessità di repertorio, sia per inesperienza dei
direttori. In ogni caso portare i ragazzini al limite acuto
di tale registro è abbastanza rischioso.
In questi due video della Université Lyon1 abbiamo
una chiara panoramica di ciò che avviene all'atto della
fonazione:
- si verifica ad esempio quando dobbiamo sollevare un peso, le aritenoidi da un parte e i muscoli inclinatori della cartilagine tiroide assicurano una perfetta adduzione delle corde vocali; tipico atteggiamento utile per lo speech che permette un range di circa una quinta
- a questo punto le aritenoidi accentuano il loro movimento incrementando la tensione delle corde; il range vocale aumenta di un'altra quinta
- al secondo meccanismo si può aggiungere un ulteriore incremento della tensione fin qui acquisita grazie al movimento inclinatorio in avanti della cartilagine tiroide, alla quale è inserita l'altra estremità delle corde; il range aumenta di un'altra quinta e più
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Nella figura a sinistra abbiamo i tre meccanismi (a-b-c) e la visione laterale del 3° meccanismo (d). Nella figura (a) il 1° meccanismo permette l'adduzione normale delle corde vocali, atteggiamento tipico del parlato. Nella figura (b) il 2° meccanismo aumenta la tensione delle corde grazie al movimento ulteriore delle aritenoidi. Nella figura (d) abbiamo una visione laterale del 3° meccanismo, e si nota lo slittamento anteriore della cartilagine toroide, atteggiamento tipico di molte tecniche vocali anche moderne. |
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Mauro Uberti |
Queste tre modalità possono attuarsi in varie combinazioni, semplificando potremmo dire che il 2° e 3° meccanismo sono caratteristici del cantato, infatti permettono il mascheramento dei break (punti di passaggio) e consentono la ricerca dell'uniformità timbrico vocale in tutta l'estensione.
Il 1° meccanismo è tipico del parlato, e infatti nel
momento in cui la quinta utile diviene insufficiente, si passa
di registro in maniere molto evidente.
Per chi volesse approfondire l'argomento: oramai la rete
fornisce centinaia di video, da indagini laringoscopiche a
visulizzazioni dell'apparato fonatorio in modeling 3D.